Dopo i lockdown c’è voglia di rinascita e cambiamento, solo il 30% resta in Italia. Oggi il mercato non chiede più un semplice trasloco, ma un ricollocamento dell’intera vita. Schenone (Relocations): “Per gli spostamenti internazionali è importante contare su servizi come tour di ricognizione a distanza, e formazione linguistica e culturale”
È ormai assodato che la pandemia abbia influito sulle abitudini di vita e lavorative delle persone di tutto il mondo. Secondo i dati del Work Trend Index di Microsoft, il 41% dei lavoratori di tutto il mondo sta valutando di cambiare lavoro nel prossimo anno. In molti casi questo è legato al desiderio di cambiare vita, per ricominciare, magari, altrove.
Inoltre, il ricorso sempre maggiore al tele lavoro, che permette di svolgere le proprie mansioni da remoto da qualsiasi parte del mondo, ha ulteriormente incentivato il desiderio di cambiare luogo in cui si vive. Per molti expats questo vuol dire tornare a casa, mentre per molti altri lasciare il proprio paese, per andare in un luogo che ci rende più felici o che offra nuove possibilità.
Se immediatamente dopo il primo lockdown per molti la reazione era stata quella di cercare una nuova casa che avesse spazi aperti di pertinenza (giardini, balconi o terrazzi), a distanza di 2 anni il desiderio si fa più profondo, e in molti vogliono “spostare” altrove la propria vita.
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